lunedì 30 luglio 2012

Dove lasci inutile giorno


Dove lasci, inutile giorno
le tue essenze fumose, le nebbie (aperti spazi ricordi abbandoni)
sulle sabbie marine (battigie d'alghe e conchiglie)
o sul ciglio del lago
ove ondeggiano canneti
al moversi d'anatre e starne.

Anche lì mi sei peso e nostalgia
indecifrati affetti mutano in mente
pensiero d'ombre e galassie;
da qui a un'altra foce (inganni disillusioni sgomenti)
e pace non trovo se non nel chiuso me stesso
celandomi a luci e suoni
che ancora m'umiliano chino...

Spalancandomi a cieli che poi fuggirò
nella dolenza del vago procedere (moti superstiti offese umiliazioni)
nella fumosità come d'ectoplasma
vivrò questi giorni di dolorose memorie
accertamenti d'un anima inquieta
che in stasi cerca e disamora (utopia del sacro dubbio senso di colpa)
e sangue versato agli ascolti
e tese mani a cercare altre mani di lieve concordia.

Tu darai forza e terrore al mio essere uomo,
specchio d'occhi della divinità che m'osserva
ed io ti amerò come ora ti amo,
nell'unico modo che ancora conosco.

Cosi lasci inutile giorno
una risacca uno stormire d'alberi,
un sottofondo di suono
e un tacere cercato aldilà di voci e ragioni (inutilità vessazione amarezza).
M'umilio...
E cerco un angolo che fuori dal mondo
mi dia una speranza d'esilio
una fonte d'amara dolcezza.

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