domenica 8 luglio 2012

Rive e terre - 2010


Superstite accesa ancòra,
inassolata nelle venute di piogge:
rive e terre.

Assenti i desideri irricordano sensazioni perdute.
Ove voce nasce a nuovo
ma l'antico mai declina.

Testa china fra mani che non hanno saputo trattenere:
né afferrare.
E la luna si disvela a tratti,
e fa di luce nube nera prima insovvenuta,
e accende sogni imperscrutabili
anelazioni d'un altrove.

Ed è la notte la risacca d'astri accesi
si disgela quel chiarore.
E nella notte il sangue della terra
perde ogni calore.

Avverto brividi di tenerezza insostanziale,
al male universale,
e disbrigo l'ennesimo tramonto,
come se oltre quelle nere nubi multiformi
all'orizzonte accumulate,
celassero qualcos'altro da scoprire.

Fruirò dell'ordine cercato invano nell'anima mia,
a ripristinare ciò che è sbaglio
e non m'aggrada.
Ormai non più vi è acquisizione,
così lascio pezzi di me stesso sulla strada.

E un'altro male a maledire; è l'irrisione.

Nessun commento:

Posta un commento