Superstite accesa ancòra,
inassolata nelle venute di piogge:
rive e terre.
Assenti i desideri irricordano
sensazioni perdute.
Ove voce nasce a nuovo
ma l'antico mai declina.
Testa china fra mani che non hanno
saputo trattenere:
né afferrare.
E la luna si disvela a tratti,
e fa di luce nube nera prima
insovvenuta,
e accende sogni imperscrutabili
anelazioni d'un altrove.
Ed è la notte la risacca d'astri
accesi
si disgela quel chiarore.
E nella notte il sangue della terra
perde ogni calore.
Avverto brividi di tenerezza
insostanziale,
al male universale,
e disbrigo l'ennesimo tramonto,
come se oltre quelle nere nubi
multiformi
all'orizzonte accumulate,
celassero qualcos'altro da scoprire.
Fruirò dell'ordine cercato invano
nell'anima mia,
a ripristinare ciò che è sbaglio
e non m'aggrada.
Ormai non più vi è acquisizione,
così lascio pezzi di me stesso sulla
strada.
E un'altro male a maledire; è
l'irrisione.
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