lunedì 30 luglio 2012

Speranza in cieli aperti


I giorni, cumuli di macerie;
le ore, stille ricadute.
Qualcuno risillaba i miei nomi;
la vastità ritira in sé, paga del già visto.

E' in me che mutano le cose e le visioni
e le mie mani già non afferrano più cieli.
A rarefarsi s'avvicendano emozioni,
e non stupisce brezza sulle guance rase;
e tutto è estenuazione.
M'aggrigio!

Mi spengo vivendo e resto algido.
Muta sofferenza come grido senza suono per chi
non sa più pronunciare amore.
Mi narro ancora di nudità e vergogne,
ridde di sogni inconsapevoli;
indurevoli peccati già sofferti
a intridere in me speranza residua di vissuto.

E' di là da venire
rinascita senza dolore
speranza in cieli aperti.

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