Non sono mai miei i giorni.
Si finge d’esser di se’.
E non m appartiene la cara immagine
d’un viso,
un panorama; la cava ferma dai lavori.
E’ sogno, attesa d’altri amori.
Ove, più lucida in inverni; ora strada
è un asciutto nastro
sotto al sole riarsa.
A bruciare gomme e illusori confini.
Sfrecciano veloci mezzi verso il nulla,
e non posseggo che l’immaginazione,
che l’osservare mi riporta con cose
ricreate.
Fervida saga personale delle forme.
Quanto sogno eternità su questa terra,
e vinto non mi do per vinto,
agli invisibili avversari forse,
secolari.
Ora conosco la fallacità d’un
respiro breve;
d’un empito dei sensi.
Non sono miei mai i giorni,
e senza traguardi l’anima si fissa in
un altrove:
più d’uno sguardo una carezza ho
speso,
per disperato amore.
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