Lenta
discrepanza degli ardori
una
luce mi divora e sono i giorni.
La
mia scorza a tratti pare cedere
sotto
il peso dell'inconciliabile.
Non
un nuovo verde mi riassale,
e
non v'è più trepida attesa
e
nulle scale in un giardino per averti.
Muovono
i miei passi dentro al tuo pensiero
e
la mancanza tua insistita non dà tregua.
Superstite
un eco di tua voce mi riumilia.
E'
la memoria che c'inchioda sulla terra
schiavi
di sensi di passioni;
e
la tua vita ricordata
è
una serena morte d'abbandoni.