mercoledì 23 marzo 2011

Vento di irrassegnazione


Passavano gli inutili giorni contati uno a uno,
nel vento straniero.
Foriero di agitati pensieri.
Tu eri stata un abbaglio, un’utopia dei sensi in deflagrazione.
E l'amore per me possedeva i tratti d'una smisurata tenerezza.
Amavo.
Ma il vento che durava da giorni,
spazzava riviere e altipiani toscani,
e mi sembrava che ogni luogo, anche solo immaginato promettesse illusioni al felice.
Ma era un inganno, ricordavo: di te.
Ben sapevo oramai la ripetizione alla noia,
alla irrisolvibile solitudine d'essere.
All'assenza d'una durevole gioia, il suo malessere.
Tu dilaniavi ancora il mio dentro, quella parte che ancora ti amava,
e il desiderio a momenti mi travolgeva.
Il vento nullo ed inefficace sferzava,
ma non spazzava dolori e pensieri obbligati.
Dovuti omaggi dolenti ai sogni mancati.
La vita avanzava,
ed io perlustravo ciò che non più m'apparteneva;
ogni essere o cosa m'apparivano come un mero caso;
la vita intera del mondo innanzi a me: si falsava.
Ed io ancora a me stesso: mentivo.
Non era più come prima, firmamenti nei quali perdermi intero,
e coperte di seta e di raso, ove sprofondare placidamente.
Ora ero divenuto più avveduto, ma più triste e più vero.
Perdutasi la magia come d'un occulto mistero, ma mai totalmente.
Mi sentivo più deluso più veritiero.
Vagavo ancora preciso sul mio sentiero?
Visioni mi precludevano pace a momenti,
crescevo e non volevo, e delle novelle stanchezze avvertivo imminente l'avvento.
Tu, non eri più decretata, era trascorso l'evento.
Ma la carne mia urlava il tuo nome,
brandivo a vuoto il tuo residuo profumo;
la tua immagine come restata, che non svaniva.
Ti volevo ancora sospirante d'amore e viva,
fra le mie braccia fortificate dal possesso totale.
Sferzava il maestrale, tu divenivi una disingannazione,
mentre la mente restava inarresa.
Sbiadiva dell'amore tuo ogni mia assoluta ambizione.
I giorni divenivano eterni istanti fatti d'attesa.

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