lunedì 30 luglio 2012

Memorie e giorni


Lenta discrepanza degli ardori
una luce mi divora e sono i giorni.
La mia scorza a tratti pare cedere
sotto il peso dell'inconciliabile.
Non un nuovo verde mi riassale,
e non v'è più trepida attesa
e nulle scale in un giardino per averti.

Muovono i miei passi dentro al tuo pensiero
e la mancanza tua insistita non dà tregua.
Superstite un eco di tua voce mi riumilia.
E' la memoria che c'inchioda sulla terra
schiavi di sensi di passioni;
e la tua vita ricordata
è una serena morte d'abbandoni.

Ieri, quando amore


Ero riappartato nella roggia,
ove ieri vi fu nascondimento per amore.
Giovane sangue scorreva nella foga,
e si avvertiva piena vita.

Rumore delle foglie
lievi inavvertenze camuffate da troppo desiderio.
Era così che mutavamo sensazioni,
un dolore acre già ci consumava
poiché sapevamo del futuro.
Ma il nostro appartenerci era più forte di ragione.

Ci invadeva claustro, fra alberi ed insinui di luce:
un silenzioso languore di radura.
Agitato e fermo il mio desiderio
ti sconfinava sulla pelle
su ogni sua piega matura.
Fra le macerie degli arbusti
un gemito di donna accese la mia anima.

Nel mio dolore di uomo evitato


In nessuna chiamata più mi raccolgo.
S'indovina una falsità di quiete
e un muro farsi ombra ed immateria
nel silenzio che non mi tramuta.
Se sia per una forma od un'altra poco importa,
se la soddisfazione langue
come limo di stagni e di paludi,
e muoio di voglie feroci
un supplizio di sensi inappagati.
E del mio essere uomo non resta che poco
nulla forse di fronte a più negazioni.

La terra ha bevuto a grandi sorsi le piogge
e l'autunno macera ore di buio sospeso.
La fonte primaria non è più quest'amore.

Non vi è ragione nella disattesa delusa d'un chiamo.
Sono solo come nessuno.
Superfluo alla terra e alle cose.
Alle nulle risate degli esseri umani: cui sono straniero.
Col capo reclino attendo rifarsi di stelle.
Notte per altre dimensioni in cui immergermi
a disperdere il mio dolore di uomo evitato.
Nuova rarefazione sulla quale riergermi.
Per restare comunque immutato.

Cercasti il buio


Cercasti il buio
nella fecondità amara del giorno.
E non più celasti l'incapacità d'amore.
Mi trattenga ancora un barlume di speranza dalla voglia d'abbandono.
Ed è una doglia come di materno afflato questo mio sentire.
Nulla ho dell'uomo da sempre conosciuto,
e ho sepolto in un passato visi cari e beni senza fine.
Sono le macerie delle foglie su questa strada di vento e di romori vaghi;
a segnare il rimorso mio d'impenitenza.
Cercasti il buio, mi domando dei tuoi occhi;
del tuo corpo dolce amaro che mi porge altro dolore:
Le mancanze.
Finita è la notte, e il tuo sogno mi riassale,
un sogno fermo in atto d'amore.
Eppure germini in me ancora semi di rancore
e crescite di male.
E non esiste un luogo ov'io non ti cerchi: morte.

Nei sensi l'anima è sola


Gelido amore
avendoti ti perdo a poco a poco.
Unione, ed è: lontananza.
D'anima più che di corpi,
di pensieri più che di voce.

E' così che mi riavvicino all'universo:
passando dalla tua vicinanza che mi distanzia.
Proprio all'apice del godimento
sono ancora più solo.
Stelle cime d'arbusti silenti
conferme di taciute parole.
Nel verde nel buio fatto di luna;
ridefiniti contorni di donna
ad accendere i sensi.

Siamo piante avvinghiate
radici espanse intricate
per un movente di carne.
L'anima è sola
nella soffusione di luce notturna.
Il luogo è una linea di spazio
conduce: infinito.
Tutto intorno e le tue mani:
è assenza di gioia.

A memoria di luoghi d'amanti


In tanti eremi ho lasciato: momenti.
Cose preziose firmamenti di fatui amori.
E ho abitato in nascondigli erbosi e boschivi
filtrando in me esperienze di carne donata.
Profumo che ognuna ha lasciato: un'intemperia
la pioggia in un istante regalato.
Luce di sole d'un giorno infinito.
Il tuo capo piegato m'aggiornava alla vita
strana vita percorsa da un malessere vago.
Sapevi d'aurora e d'insovvenute speranze.
Ci risvegliavamo dai sensi spremuti con amara sorpresa,
stupiti dall'immutabilità delle cose.
Quei luoghi sono restati: memorie.
Una lieve vergogna velava i sorrisi.
Sapevi d'amore.
La breve strada ci riportava
alle nostre due solitudini.
Vuoto fatto d'inutili cose
fino al prossimo abbraccio.

Quando aggiorna


Ora che aggiorna
con me reco rimpianti
di cose sconosciute e vaghe;
Ho dissipato beni e materia
ma non la mia essenza.
Così si fa incompleta la cercata felicità.

E' un luogo d'asfalto e cemento,
e non basta a soddisfare un bisogno
e più d'un ambire mi penetra anima e mente.
Effimera gloria che cerco
sa di gemme e giardini,
di ville assolate di pazze risate;
sa di donne perdute e mai ritrovate
nell'abisso nell'ansia strenua di possederne
senza sosta né remora alcuna.

Ma aggiorna, e dopo il vago notturno
a far altro mondo di uomini e cose;
come un eterno ritorno è la mia solitudine e scende
rivolo d'acqua perenne
come un pianto fermo sulla mia condizione di uomo.
Qui finisce una terra stellata
confusa nel suono;
qui mi dilaniano viscere
angoscia eterno abbandono.