Alla foce estuario si snoda senza
tregua,
in anse di fiume perenne,
e precipita in bolgia di cascate
lontane,
per tornare all'origine.
Quel fragore si declina in confuso
sciacquio
e i dichini precordi dell'io
manifestano in pensieri stremati.
L'origine si perde nelle pieghe del
tempo,
e dalla pulsione primaria,
come fiumi d'acque insepolte,
si ricreano terre di sangue
a dar forma all'umano.
Ma non si svela il mistero
e lo scroscio fra schiume e vapori
ricade perenne insondato,
presente inacquisito;
come i miei pensieri irrassegnati
ed i tuoi:
ch'io non ho mai compreso.
L'affluente va ad unificarsi
e li stormi alti in migrazione,
fanno coro ai gridi dei dispersi
gabbiani.
E non esistono sponde atte alla gioia.
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