lunedì 27 settembre 2010

Alla luna


A te che immota stai lassù nel cielo,
a guardia austera delle mie vicissitudini ingarbugliate,
delle mie lacrime di ogni giorno.

A te che immota stai vicino ai sogni,
vicino agli occhi che illumini di languenti raggi di zucchero filato,
che pari scendere dal blu di questa notte.

A te che immota stai;
a te che guardato hai, le vicende della perduta infanzia mia
di false fiabe, di false promesse poi divenute vane:
D'un tempo di cui provo ora paura e nostalgia.

A te che Immota stai, avvezza alle cure degli uomini viventi,
alle loro movenze senza senso
al non senso delle loro parole.

A te - che effondi dei tuoi raggi di dolce reposo
ogni finestra che nasconde una remota ora d'amore.

A te - che Immota stai e guardi
da che io son nato, i percorsi dei pensieri miei errabondi;
che valuti e
silente nell'immenso, il mistero nel mio cuore infondi.

A te - che nullo vento ti può muovere,
va il tributo mio.

A te compagna nelle notte dei miei pianti,
che sola, nel tuo silenzio vero
hai conosciuto l'intima essenza del cuore mio;
immota e ferma lassù a me innanzi.

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