lunedì 27 settembre 2010

Il Giogo - 2009


Svegliandomi al mattino a volte,
la delusione che provo è così grande;
che sarebbe ancor preferibile continuar con
le immagini del sogno.
Eppur si affronta temerario il giorno
le sue casuali collocazioni
le sue inevitabili coercizioni.
Il vuoto nulla che ci circonda, la solitudine
la miseria interiore ed esteriore;
il niente da dire, il dove non si sa andare
e non si vuole.
Le nuove delusioni sono li ad aspettare;
fortuna è già se ti appartiene un poco d'amore,
o qualcosa che pur di lontano le rassomigli.
Il mattino passa veloce, quasi intravisto, e come infinite
incessanti angosciose e vuote:
tutte le ore, quelle appena trascorse, quelle ancor da venire,
Come da restituire avverti le residue idee restanti, gementi.
Ti svegli ma la vita, ancora una volta reduce dai sogni notturni:
non si fa capire, le mete ambite sono come sempre distanti.
Resti a scrutare il tempo che dovrà passare,
vivendo il dramma dell'insoddisfazione incomunicabile peraltro;
l'angoscia greve e ferma stagnante come palude,
di tutte le cose presenti.
Il tedio schiaccia e delude, ed è come assenza totale
di cercate ragioni, d'inutilmente inseguiti sentimenti…

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