lunedì 27 settembre 2010

Antro


Nella tua ora d'evento fatale
io ti osservo li, sulla nuda terra; nella tua breve sepoltura.
Mi sento improvvisamente attiguo alla tua anima.
Dov'è quel sorriso, dov'è quel bambino;
dov'è quello sguardo perso nell'attonicità d'un istante perverso
e che io non potrò più vedere?
Tu sei imprendibile, ed è una morte non morte la tua;
è come se girovagassi fra la tenue luce e l'ombra,
fra le fasi e gli sconnessi suoni che mai abbandonano la terra.
Chissà se sei: una fantasia?
Un mio amore antico?
Un viso intravisto dalle pagine assorte di qualche giornale?
Sei perlopiù assenza, sei perlopiù abbandono e vuotezza.
Sei creatura morta, o viva;
non importa: per me, è sempre una morte.
Solo perché non m'intreccio con la tua anima,
solo perché mi ricacciasti nei vicoli bui e minacciosi di ostili città;
quasi nemiche.
Ti ho veduto come in sepoltura,
nella tua giovane luce il rammarico di chi muore adolescente.
Ma era solo un brutto sogno,
tu nel reale ancor vivi,
tu respiri e palpiti che quasi ti sento, da questa mia casa;
dove ti penso.
E ancora come ieri mi susciti amore,
ma hai voluto tu, morire al mio bene,
al mio abbraccio che lieve ti circondava;
alla mia mano che sollevava il tuo viso.
Ho sconfinato le attese, ho perlustrato i muri e le ore; le fattezze di cose;
per vedere se ti assomigliavano.
Ma ho veduto solo il tuo morire al mio bene,
ho veduto la tua povera mente bambina
uccidere le ragioni sublimi del cuore;
del tuo, che mi chiamava e ancora mi cerca.
Sei come un sepolcro d'accuse e vergogne sol mie,
sotto un cielo di rabbie gementi
sotto una pioggia di lacrime più che dolorose.
Quel che vorrei è vederti rinascere,
così come si desidererebbe veder rinascere un caro affetto defunto;
poiché le mancanze non son altro che amore;
perché il dolore non è che preludio alla gioia;
perché non si scorda uno sguardo.
Invece ecco,
son qui a commemorarti in questo mio amore
come fossi tu creatura già estinta.
Ma tu vivi, per fortuna, amor mio; fuori, nella tua dolce carne,
e dentro alla mia pura essenza;
così la mia anima ancora ti cerca, nel silenzio ti prega;
e quella preghiera ha il suono macabro e senza fine d'una veglia di morte.
Forse è morto l'amore.

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