lunedì 27 settembre 2010

Le ragioni - 2009


Come si dibatteva la mente mia malata;
ripercuoteva muta le giornate nere e piovose;
non vi erano che flebili speranze residue,
e nubi scure e funeree, a oscurare ogni tentata passaggio di luce.
La vita scorreva e le mie mani annaspavano dibattendosi:
il nulla.
In psichiatria non ci capivano un acca; ed io oramai ero il
povero malato di mente.
Era peggio andare da loro, quasi più della dilaniazione che io sentia
nel mio vivere a distanza dal mondo e dagli uomini.
A casa mi tenevano compagnia tre minuscoli orsetti russi nelle loro
gabbie obbligate predestinate forse come le invisibili nostre,
una gatta persiana immersa nel suo pelo dal quale i gialli occhi
si facevano fari a interrogare le cose ed i nostri visi
e infine incessanti mi tormentavano infiniti pensieri ossessivi.
La mia anima si logorava pensando alla mia povertà cose uomo, e come
avrei potuto essere utile, se il fato mi avesse favorito anche
una volta; per farmi fare tante cose che mi sarebbero piaciute.
Ma non sapevo come fare.
Fuori c'era un mondo di grandi, di furbi.
Io ero li seduto accanto alla mia inadeguatezza.
A sognare riuscite e trionfi;
e fors'anche quella moglie e quei figli che non avrei avuto mai.
Si perdevano nel cielo di novembre come le nubi;
tutte o quasi le altre ragioni per vivere.

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