lunedì 27 settembre 2010

Palpebre (Divinatorium) - 1994


Dov'è la mia fede?
Dov'è se non scorgo che utopia, però - insieme all'amore-
comunque abbandono e inaudita angoscia dell'anima?
Dov'è quest'anima, la sua fede, i suoi vecchi ideali
le fiabe di ragazzo smarrito, le palpebre chiuse dentro una chiesa
per vedere l'altrove - quel dove dal quale io mi sento esiliato,
quel dove che non risiede in quest'angolo di Creato?
Dov'è la mia fede!? - Bizzarro bambino in uno spazio celeste
Col cuore nel volo di uccelli amici, di nuvole amiche, dimore
degli Angeli.
Dov'è la mia fede?
La ricerca strenua di te, nascosta e gemente,
selvaggia e divina.
E' ancora qui questa fede? Si aggira ancora dentro al mio essere
fra l'intelletto e l'io, quell'io amato e poi odiato?
Amato e poi odiato; altra dualità presente in me.
Me - palpebre chiuse dentro a una chiesa fra ceri e cimiteri e,
affetti spezzati: oggi, ieri e domani.
Domani c'è la mia fede che è qui, come qui è il silenzio
che è l’adesso - mentre io caparbio la cerco.
E' un cesto di rose, è un fascio di spine, è un suono già presente
qui dentro che assapora aroma d'amore. Dov'è la mia fede?
La Croce? Maria? O solo quel Dio, così amato e conteso,
così tempestoso, così tremendo e giocoso? Dov'è la mia fede?
Essa è tutto Gesù e lacrime, al male d'essere uomo fra gli uomini,
figlio fra i figli all'ombra Sua che assoggetta il creato intorno
al silenzio. Fede ci sei! Sei dentro, comunque ancora ti sento.
Io palpebre chiuse dentro una chiesa per udire non altro che
un aprirsi e chiudersi ammonitivo di porte.
Dov'è la mia fede, se mi dico buono e poi non lo sono? Dov'è la
Tua mano su me Signore? Per me, poco uomo, che vivrà fra
pianto e abbandono per cogliere solo un breve sorriso e poi
cercare e cercare di Te.
Dov'è la mia fede? Se nonostante tutto, oggi sono qui, palpebre chiuse
dentro a una chiesa, coi pensieri nel cosmo infinito, con la mia negligenza
di Te:
col perdono al cielo chiesto e gridato, con queste mani giunte su di
un cuore che non s'è mai indurito su una coscienza presente -
la mia - monito a me stesso acceso.
Dov'è la mia fede se non nel conoscerti ancorché dolore ed orrore
fra gioia e sgomento Signore fra le braccia stremate del mondo?
Io, palpebre chiuse dentro a una chiesa, l'anima mia in un oscuro
sentiero di ombre come in attesa.
Un pozzo infinito di ombre! Su di un viale pervaso di speranza
ricolmo di vero amore.

Nessun commento:

Posta un commento