lunedì 27 settembre 2010

Inebriato di disperazione (semi della terra) - 1995


Inebriarsi di disperazione,
giornate di vuoto, ore di nulla.
Passioni pietrificate, una vita, una burla.
La mia sete, atavica sete di mete e ambizioni;
d'eccelso sapere, quella sete che non mai si placa.
Anelito dell'incomprensione.
Questa terra ancora selvaggia non è mai stata mia,
piena di sonno di chiasso e di sogni,
ipnotizzata dalla nostalgia dai bisogni, da qualcosa che " sia ".
Ti percorro terra, io senza tempo ne luogo,
io essere solo, attendendo da te,
ciò che non mi sai dare:
la fine delle mie pene, il cessar delle paure;
i sogni miei, non più, per una volta almeno: vane chimere.
Ma la sera m'accoglie come abbraccio di madre antica,
la sera mi tramonta nel cuore; e malgrado la rabbia
provo uno strano lontano sempre più vicino dolore.
E' esso, la vita,
e questa sera pian piano appassita a me innanzi
muore nel sole; come ogni cosa che s'agita e, pur per poco vive,
nell'illusorio personale clamore ch'è solo voglia,
bisogno estremo di farsi sentire.
Questa sera sofferente in rammarico,
come d'una mancanza d'amore,
transitorie forse effimere storie,
quelle del cuore che amò di accese passioni,
restate impresse nei personali ricordi;
e le altre, quelle più pure dei cari, restate in effigi sopra le tombe;
ed anch'essi amammo e ci amarono davvero
con purezza d'intenti e dell'anima.
Il solo terreno impeto di bene sincero, quasi divino;
anime rivestite di terra,
ad offuscare in materia ogni sacro mistero;
che comunque è costrizione agli addii.
Che le assenze obbligate, del disegno assoluto, paiono esaltare,
per noi che ancora viviamo, per noi che ancora in questo mondo fasullo: bramiamo.
Questa terra diviene uno col cielo di rosso tramonto,
è uno col tutto e col vento,
è un antico richiamo, inebriato di disperazioni sublimi,
nell'anelito atteso d'un forse;
un pensiero, un luogo sconosciuto ancora;
un punto di luce ancor troppo lontano.

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