lunedì 27 settembre 2010

L'istante dell'Orsa Maggiore


Voglio voler bene, se non che non trovo sguardi amici.
Ho voluto bene, ho stivato amarezze nel mio cuore.
Sono stato mille volte prigioniero, fra estasi e disperazioni;
ora aggregato all'essere e alla vita fin quasi nell'atomo, ora disgregata
particella sparsa come le altre mie; su di un viale di incertezza, di cadute
stelle, di malinconie.
Voglio voler bene, se non che non trovo più così facilmente l'orsa maggiore
e la minore sua eterna compagna: levando gli occhi al cielo.
Ho voluto bene, è mostruoso e amaro quanto inutilmente.
Sono stato libero
nelle galassie, udendo il divino respiro; sono stato prigioniero di un cortile
verde e di teneri capelli bianchi di puro amore... la mia infanzia perduta....
Ma non ho trovato il bene, non più; ed ora è solo nei ricordi: è tardi.
E l'oggi è arido confine di questo mio attonito stupore innanzi all'odio,
al falso, alla violenza: confine fra queste bassezze e la certezza di avere
davanti, oltre le stelle amiche; solo carestie di carezze.
Voglio voler bene, ma dove sei casa, dove sei calore, dove sguardi madri
come madri sono questi occhi di orsa maggiore, che mi scrutano dal cielo: ora.
La magica stupita notte...
Voglio voler bene, ma dove sei luce; parvenza di spirito dove folletto o mago;
dove fraterne mani, e carezze di tolta impudicizia tramutatasi in bene vero,
sacro, puro: ora; per me
per questa mia anima perduta
Ho voluto bene, io sasso e fiume, io finestra arcana e senza vetro; io vento
fresco, indomito acceso. Albero stagliato fin alle infinità delle galassie;
altissimo, a guisa di grido. Sono io sempre e solo io: quest'urlo a Dio;
questo panico mio in cerca di bene; solo io: con l'anima lassù oltre l'orsa
maggiore, mentre qui resta di ciò che resta di un uomo;
io che malgrado la vita; vivo senza conoscere amore;
né speranza d'un vero perdono.

Nessun commento:

Posta un commento