Voglio voler bene, se non che non trovo sguardi amici.
Ho voluto bene, ho stivato amarezze nel mio cuore.
Sono stato mille volte prigioniero, fra estasi e disperazioni;
ora aggregato all'essere e alla vita fin quasi nell'atomo, ora disgregata
particella sparsa come le altre mie; su di un viale di incertezza, di cadute
stelle, di malinconie.
Voglio voler bene, se non che non trovo più così facilmente l'orsa maggiore
e la minore sua eterna compagna: levando gli occhi al cielo.
Ho voluto bene, è mostruoso e amaro quanto inutilmente.
Sono stato libero
nelle galassie, udendo il divino respiro; sono stato prigioniero di un cortile
verde e di teneri capelli bianchi di puro amore... la mia infanzia perduta....
Ma non ho trovato il bene, non più; ed ora è solo nei ricordi: è tardi.
E l'oggi è arido confine di questo mio attonito stupore innanzi all'odio,
al falso, alla violenza: confine fra queste bassezze e la certezza di avere
davanti, oltre le stelle amiche; solo carestie di carezze.
Voglio voler bene, ma dove sei casa, dove sei calore, dove sguardi madri
come madri sono questi occhi di orsa maggiore, che mi scrutano dal cielo: ora.
La magica stupita notte...
Voglio voler bene, ma dove sei luce; parvenza di spirito dove folletto o mago;
dove fraterne mani, e carezze di tolta impudicizia tramutatasi in bene vero,
sacro, puro: ora; per me
per questa mia anima perduta
Ho voluto bene, io sasso e fiume, io finestra arcana e senza vetro; io vento
fresco, indomito acceso. Albero stagliato fin alle infinità delle galassie;
altissimo, a guisa di grido. Sono io sempre e solo io: quest'urlo a Dio;
questo panico mio in cerca di bene; solo io: con l'anima lassù oltre l'orsa
maggiore, mentre qui resta di ciò che resta di un uomo;
io che malgrado la vita; vivo senza conoscere amore;
né speranza d'un vero perdono.
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