mercoledì 29 settembre 2010

Come Neruda


Tu
Non più ricordi forse ora,
le vette montane fra gli occhi nostri ed il cielo,
che insieme contemplavamo da sopra una altura.
Insieme! Eravamo insieme; come tu sempre dicevi.
Amavi dire quella parola!

Tu
non più ricordi l'automobile delle nostre scorribande notturne;
fatta di due - noi - che si bastavano, che inglobavano in se stessi;
il colore della notte, il luccichio delle stelle.
Io ti parlavo, come Neruda;
e pronunciavo
con le labbra a fil di voce il tuo nome.

Tu
più non ricordi quel gesto ovattato di dolce sale,
scintillato tra noi; come folgore accesa e imperitura.
Gracidavano le rane, cantavano i grilli,
tacevano della collinare campagna
a quell'ora lunare i sommessi mestieri della vita dell'uomo.
Io ti ero un po' tutto; padre, madre, fratello e maestro;
volevo esserti invece soprattutto amante.
Assaporavo i tuoi aromi
con l'essenza notturna della natura che si risvegliava alla primavera.

Tu
più non ricordi le luci distanti, fra le nostre dita; per gioco
afferrate da quella altura;
con l'amore per la fantasia.
Il mio abbraccio era luce scaturita dal bene sempre illuminato
come le stelle di quelle notti.
Forsennati ed insonni abbaiavano alcuni cani lontano,
fra i casolari e le messi appena sbocciate.
Insonne ero io.
Anche dopo averti riportato alla tua casa;
io che arginavo la piena nel mio cuore,
dell'amore per te.

Tu
più non ricordi, ma si sa;
i ricordi sono di chi è già abbastanza vecchio per coltivarli.
Ed ho così seminato le tue movenze e le tue parole,
nei terreni della mia angusta anima.
Ed anche io poeta, ed anche io esanime
di vita succhiata dalla tua
bocca nascosta e mentitrice,
ho creato - come Neruda - versi di bene
e di carnalità sempre nascente.

Tu
più non ricordi le antiche chiese dormienti alla notte,
magica e senza affanni: solo nostra;
gli antri bui, le parole che ci compenetravano.
Ma io sì, io ricordo tutto:
ogni istante
ogni pezzo di strada,
ogni ora passata accanto al tuo amore dolente
e avvicendato alle poche speranze.

Tu
più non ricordi che una notte - una di quelle notti -
ti ho preso per mano e ti ho - giovane anima - presentato alla vita,
alla verità di esistere, al sacro e al profano,
al bene ed al male.

Tu
più non ricordi, ma ricordi certo,
di non avermi detto nemmeno una volta Ti amo.

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